“Quest’anno a Natale ho chiesto alla nonna se mi raccontasse di come trascorreva l’inverno quando era piccola. Mi ha detto che, nel piccolo paesino al centro dell’Istria dov’è nata, tra dicembre e febbraio faceva molto freddo e la neve cadeva ogni anno.
Per lei era una festa quando arrivavano i fiocchi di neve, le piaceva quel silenzio, tutto si fermava magicamente. Poi usciva assieme al suoi amici, e anche se le mani si arrossavano e i piedi erano gelati, stavano fuori a costruire grandi palle che assumevano le sembianze di mostriciattoli pieni di bastoncini e muschio.
Quando non resistevano più al freddo correvano in cucina a scaldarsi vicino allo “spargher” e allungavano le piccole manine verso la piccola finestra piena di condensa, che dava sull’aia, a formare forme di ventagli per vedere quanto facessero paura i loro mostri all’esterno!
Il 2 gennaio assieme a mio padre ho fatto una lunga camminata sul Monte Colovrat, giornata calda piena sole e anche di neve. Ho pensato alla nonna.
Ne ho preso una bella manciata e ho fatto una palla, l’ho avvolta nei guanti di lana e al rientro gliel’ho portata. Ha apprezzato la mia gentile pazzia e le ho visto affiorare il sorriso della bambina.”
Giovanni B.